Se ti dico cuore cosa ti viene in mente? Se invece uso la parola amore quanti ricordi ed emozioni si affacciano alla tua finestra interiore con le loro gioie e le loro tristezze?
Posso parlarti del cuore senza che tutti gli adesivi che la società ci ha appiccicato lo oscurino e trasmettano tutt’altra cosa? Posso parlarti dell’amore senza che credenze sociali indotte parlino al suo posto?
Molte parole hanno perso il loro contenuto originario e ormai sono pregne di un vissuto che poco ha a che vedere con il reale significato arcaico. C’è un modo però, per aggirare questo problema.
C’è una zona nel tuo corpo, dove la vita suona il suo ritmo a tua immagine e somiglianza.

E’ il plesso cardiaco, il cui nucleo profondo è tuo, solo tuo ed è sacro. Soltanto tu hai il permesso di accedervi e questo fatto ti garantisce protezione e sicurezza da eventuali minacce che consciamente o inconsciamente giacciono nelle tue memorie. Questa volta non devi esporlo o metterlo a nudo, ma sei invitato a scoprirlo e conoscerlo per ciò che è, al di là di tutto ciò che è stato il tuo vissuto.
Siediti comodo ma con la schiena ben diritta, in modo che la spina dorsale possa sostenere il tuo corpo.
Chiudi gli occhi e stai qualche minuto in ascolto del tuo corpo fisico; lascia andare le spalle, le braccia, la bocca, la gola, la mascella, la mandibola, la lingua e il palato, l’addome e il ventre. Osserva il ritmo spontaneo del tuo respiro e fluisci insieme a lui.
Lascia che la parola plesso cardiaco risuoni dentro di te e ti porti al centro del tuo petto.
Respira adesso un po’ più profondamente e più lentamente rispetto al tuo ritmo spontaneo, se vuoi puoi espirare attraverso la bocca avendo cura di tenere le labbra socchiuse e sporte in avanti in modo da poter calibrare il flusso d’aria e ossigeno.
Al termine dell’inspirazione, trattieni il respiro per un momento e contemporaneamente contrai l’area del perineo e immagina una colonna di luce salire dal coccige fino alla parte più alta della nuca, il centro bindu, dove i bramini portano il codino.
Se vuoi puoi praticare contemporaneamente la chiusura parziale della glottide (come quando si russa) in modo da rendere il respiro più profondo. Questa pratica ha il nome di Ujjayi Pranayama.
Potrai sentire un piacevole calore emanare da tutto il corpo scaldarti dall’interno. Permetti a questo calore di avvolgere e permeare il tuo centro cardiaco in nome del rispetto, della bellezza e della vera natura che tu come creatura vivente porti dentro di te.
Continua così per alcuni minuti (5-10).
Torna ad una respirazione spontanea e stai in ascolto ancora per qualche minuto.
Riapri gli occhi e torna presente sulla sedia, o dove sei seduto.
Che esperienza hai avuto? Che sensazioni, immagini sono emerse da questo esperimento di auto-scoperta? Cosa è affiorato dal tuo centro cardiaco?
Scrivi su un foglio ogni cosa che spontaneamente emerge senza pensare.
Questo è un esercizio semplice che ti permette di iniziare a riprendere il contatto con la parte genuina che è custodita in te dandole riconoscimento, forza e supporto e liberandola da condizionamenti che non ti appartengono.